A cura Jérémie Boudinet, responsabile Investment Grade Credit, La Française AM
Banche USA: il contagio dei prezzi azionari non ha basi fondamentali
Un recente studio pubblicato dal provider di ricerca indipendente CreditSights ha evidenziato l’unicità del caso SVB tra le banche regionali statunitensi, in quanto il suo portafoglio prestiti è rappresentato per il 79% da aziende attive nel tech e VC, a differenza di altre banche come PNC, CFG, RF, FITB, TFC, CMA, USB, KEY la cui esposizione a questi comparti è compresa tra l'1% e il 4%. Non vediamo, quindi, alcun presupposto di contagio poiché le banche sopracitate non sembrano soffrire di preoccupanti deflussi di depositi, né mostrano alcun segno di deterioramento della qualità degli attivi.
Inoltre, le grandi banche statunitensi sono soggette a due coefficienti di liquidità previsti dalle norme di Basilea III: il Liquidity Coverage Ratio e il Net Stable Funding Ratio, contrariamente alle banche più piccole come SVB. Infine, l'economia statunitense continua a beneficiare di un contesto macroeconomico positivo, che dovrebbe sostenere le metriche di bilancio e di utile e perdita per i prossimi trimestri.
E le altre banche al di fuori degli Stati Uniti? Non vediamo, al momento, alcun motivo di preoccupazione, sebbene le obbligazioni bancarie "a beta più elevato" come Deutsche Bank ad esempio tendano a reagire maggiormente a notizie come quelle che hanno riguardato SVB. I fondamentali del credito delle banche europee non sono mai stati così positivi, con una metrica dei depositi stabile, un basso NPL ratio e riserve di capitale elevate. Partiamo inoltre dal presupposto che, in uno scenario molto negativo, gli obbligazionisti senior e subordinati sarebbero protetti da un potenziale divieto di distribuzione dei dividendi e da altre misure di protezione (accesso illimitato alla liquidità delle banche centrali, ecc.), come è accaduto durante la crisi di Covid nel 2020.
Inoltre, le perdite non realizzate sui portafogli di titoli detenuti fino a scadenza sono molto meno significative per le banche europee (di solito tra lo 0% e il 20% del loro valore contabile tangibile), rispetto alle banche statunitensi. Anche in questo caso, non riteniamo ci sia motivo di cui preoccuparsi, poiché le banche sono in grado di far fronte a queste esposizioni, che non hanno nemmeno bisogno di essere liquidate, a meno che non si verifichino enormi deflussi di depositi.
Il vero rischio di contagio: è lo shadow banking
Da anni sosteniamo che Basilea III e le successive normative bancarie a livello mondiale abbiano costretto le banche a ridurre in larga misura la leva finanziaria e a vietare loro di svolgere attività più rischiose, come il private equity, private lending, il possesso di azioni di società, ecc. Queste attività sono state trasferite al cosiddetto "shadow banking", che opera con società non regolamentate o sotto regolamentate.
Anni e anni di tassi bassi, politiche monetarie non convenzionali e stimoli fiscali hanno alimentato l'industria del sistema bancario ombra fino a farla diventare un gigante con molte aree difficili, se non impossibili, da monitorare. Il futuro di questo settore è legato alle prospettive macroeconomiche e di inflazione dei prossimi trimestri, e in questa fase è impossibile dire quale sarà la prossima tessera del domino a cadere.
A nostro avviso, i mercati finanziari e le autorità di regolamentazione dovrebbero prestare maggiore attenzione a questi operatori, piuttosto che alle banche statunitensi ed europee, che sono già adeguatamente capitalizzate e regolamentate.
Naturalmente, un aumento delle insolvenze nel shadow banking avrebbe conseguenze per l’intero sistema bancario mondiale, ma gli istituti di credito sono sufficientemente robusti per resistere a tali conseguenze, grazie ai venti di coda normativi di cui beneficiano. Le conseguenze di una crisi teorica a tutti gli effetti sul settore bancario ombra si ripercuoterebbero su tutti i settori ciclici dell'economia, tra cui le banche, ma la loro natura iper-regolamentata dovrebbe proteggerle in larga misura da un evento simile.
Conclusione: il fallimento di SVB, Signature e Silvergate non rappresenta un pericolo per gli Stati Uniti né per il sistema bancario globale. Tuttavia, dimostrano chiaramente la mancanza di sorveglianza normativa sul settore bancario ombra e i pericoli delle banche che dipendono da una base di depositi fragile. Le attuali prospettive di inflazione e tassi rappresentano una chiara minaccia per il settore bancario ombra, che è cresciuto rapidamente a spese del settore bancario. Pur non potendo sfuggire alle disgrazie macro e microeconomiche del shadow banking, il settore bancario non è responsabile degli eccessi che si sono diffusi negli ultimi anni e non dovrebbe soffrire più di tanto di questi default, grazie (i) alla solidità dei propri bilanci, (ii) all'elevato ammontare di attività liquide e (iii) alla potenziale tolleranza normativa,come è avvenuto durante la pandemia da Covid19.